Sondaggi confermati e anche smentiti: la “distanza” fra le forze di governo e l’opposizione di Salvini-Lega & Meloni-Fd’I & Co., stimata 10-11% – per le forze governative era già un successo ridurre la “forbice” -, ha superato i 20 punti, mentre Salvini-Lega naviga sul 39% e la Meloni-Fd’I arriva al 10%. E in una tornata elettorale dall’affluenza non altissima, poco meno del 65%, ma consistente e superiore a quella precedente. I dati (definitivi) verranno rimbombati dai media. Ma servono delle rilevazioni.
Prima, il Pd mantiene – nonostante i misfatti della gestione regionale e quanto combina nel governo ( “manovra” da 12 miliardi di tasse! E contraria a ogni “spinta propulsiva” sul piano economico) – i consensi che aveva (sul 23-24%): il che insegna, per le successive regionali e a livello nazionale, che la “rete” piddina di sostegni “altrui” (esteri, Ue) e di “interessi” e “interessati”, con “code” di “liste d’attesa” e seguiti di tifosi fideisti, si “schioda” poco da tale entità, che è ormai minoritaria, ma radicata. A ruota va notata l’astuzia di Renzi, con la sua formazione «Italia viva», che, prevista la mala parata, si è “tirato fuori” dalla sconfitta e l’userà per i giochi pro suo partito.
La seconda, e piú importante, è la débâcle del (residuo) M5S: al 7% e qualche decimale, dimezzati i voti precedenti in Umbria (e ridotto di 10 punti il suo globale 17% delle europee). Declino già iniziato con il governo «giallo-verde», sia per la suite di giravolte e tradimenti di impegni e promesse, sia per il varo di misure asfittiche e inefficaci, sia per non aver saputo/voluto battere la Lega sul suo terreno, mentre si preparava il “cambio di fronte” dei 5S. Il declino è esploso con l’accordo con quel Pd combattuto per anni e anni, quindi anche con Renzi, (precedente) “bestia nera”. Il “marchio” sta in quel “sí a Ue/euro/Nato”, che impedisce misure fattive e determina le giravolte, quindi di superare la Lega. “Marchio” già ben segnato dal capo-guitto, dai capi-maneggioni della Casaleggio & associati, dai “vertici” dei 5S, con l’avance nell’europarlamento agli ultraliberali dell’Alde, con il primo tentativo (dopo il 4 marzo 2018) di abboccamento con il Pd, con i “mal di pancia” fra gli eletti (Fico & Co., e la Trenta, etc.) su misure leghiste come l’ostacolo al flusso migratorio, fino al voto (determinante) nell’europarlamento per la von der Leyen, incarnazione di linea-Ue e liberalismo economico scatenato. E fino alla presente costituzione, con “elevazione” grillesca di quel figuro che è Conte, dell’attuale governo. In cui penosamente Di Maio smanetta per difendere misure precedenti, ma le deve mediare con i nuovi partner, e insiste, con inefficace demagogia, su misure dirigistiche – come l’attuato “taglio” dei parlamentari -, oppressive – come le sbandierate “manette agli evasori” (che c’erano già e sono solo state accresciute di 2 anni, e si rivolgeranno non ai “colossi” con sedi estere, ma ai “piccoli”) e di pseudo-lotta all’evasione – come l’abolizione del contante (con derivazione dall’idiozia filo-tecnologica di sempre del M5S) -, nonché sull’adesione alla truffa globale dell’“operazione Greta”, con strascichi “grilleschi” del voto ai sedicenni togliendolo agli anziani, etc. Gli esiti: contrari. Mentre si smaschera la finta “democrazia” del web, blog, «piattaforma Rousseau», solo strumento della volontà di capo-capi ed “esponenti”, contando sul seguito (gonfiato) di eletti (molto “interessati”) e loro “connessioni”, di attivisti (residui) fideisti (indebitamente) e scervellati. Ma, con le elezioni umbre, … «il morto è nella bara».
Non servirà l’“ora andremo da soli”, né il ridimensionamento del «capo politico» Di Maio: andrebbe capito, e messo in atto, ben “altro” – dalla comprensione di ciò che è stata l’emersione del fronte sociale del 4 marzo alla comprensione, e promozione, della vera democrazia; dalla comprensione dell’incompatibilità con il dirigismo autoritario a cui i (residui) 5S cooperano e con il “sí a Ue/euro”, all’esigenza di ri-acquisizione dell’indipendenza e autonomia del nostro paese, dunque dell’incompatibilità con il governo presente. Il che è auspicabile, ma “piuttosto improbabile” … almeno da parte del (residuo) M5S in quanto tale, con capo e capi, suoi “esponenti” ed eletti.
Sullo sfondo, è un dato di fatto inconfutabile che Salvini-Lega & Meloni-Fd’I occupano sempre piú lo spazio politico di opposizione, coprendo inoltre lo spazio che va da chi accetta o vuole un “cambio di rotta” nell’Ue/euro fino alla minoranza di chi è contro e pro fuoriuscita. Tanto che la presentazione di altre forze piú “critiche” si è bloccato allo 0-qualcosa, e la stessa prima presentazione di espliciti «sovranisti» è arrivata allo … 0,2. Insomma, è questo lo spazio ristretto – e qui si dovrà tornare e ritornare, insistere ed elaborare – in cui va pensato e progettato come poter operare, e cercato di attuare: le fughe in avanti non servono, anzi sono infine controproducenti.
MM