(da «Off-Guardian»)
(Testo integrale: http://vocidallestero.it/2016/
Le cose vanno chiamate con il loro nome. Il liberalismo è una dottrina politica ed economica, derivata dall’Illuminismo, volta a imporre allo Stato la distanza [dai cittadini] per il rispetto delle libertà e l’emancipazione democratica. È stato il motore per ascesa e progresso delle democrazie occidentali. Il neoliberalismo è un economicismo che colpisce tutti i settori: una forma di estremismo. Il fascismo è la subordinazione di ogni Stato a un’ideologia totalitaria e nihilista. Il neoliberalismo è un fascismo: l’economia ha soggiogato il governo dei paesi democratici, e il nostro pensiero. Lo Stato è agli ordini di economia e finanza, che lo subordinano e spadroneggiano, mettendo in pericolo il bene comune. L’austerità è valore supremo. Il principio di ortodossia di bilancio è incluso nelle Costituzioni. Il servizio pubblico è una presa in giro. È il rigetto dei valori dell’universalismo: solidarietà, fraternità, integrazione, rispetto di tutti e delle differenze. Nella teoria economica classica il lavoro era elemento della domanda, e c’era rispetto per i lavoratori. Ora è una variabile di compensazione. Ogni totalitarismo stravolge il linguaggio, come in Orwell. Il Neoliberalismo ha la sua Neolingua e le sue strategie per deformare la realtà. Ogni taglio di bilancio è posto come modernizzazione. Se i piú poveri non hanno rimborso per le spese mediche e non vanno dal dentista, è la modernizzazione della previdenza sociale!
Culto della valutazione. Predomina il darwinismo sociale, a tutto e tutti sono assegnati inflessibili criteri di efficienza nelle prestazioni. Sono ribaltate le fondamenta della nostra cultura: ogni premessa umanista è squalificata o demonizzata. La Thatcher nel 1985 disse: «non c’è alternativa». Tutto il resto è utopia, irrazionalità, regressione. C’è una minaccia esistenziale: prestazioni carenti condannano alla scomparsa, e chiunque è accusato di inefficienza e obbligato a giustificare. La fiducia è infranta. Regna la valutazione, e con essa la burocrazia che impone definizione e ricerca di una pletora di obiettivi e indicatori. Creatività e spirito critico sono soffocati.
Giustizia ignorata. L’ideologia neoliberale emette normative contro le leggi del parlamento. Lo Stato di diritto democratico è compromesso. Leggi e procedure hanno iniziato a essere viste come ostacoli in quanto forma di realizzazione della libertà ed emancipazione. Il potere giudiziario, che può opporsi ai gruppi dominanti, è sotto scacco. La magistratura belga è sottofinanziata, ultima nel 2015 nella classifica di tutti gli Stati tra l’Atlantico e gli Urali. In 2 anni il governo le ha tolto l’indipendenza. L’obiettivo è che non ci sia piú giustizia in Belgio.
Una casta al di sopra degli altri. Ma per la classe dominante l’austerità è per gli altri. Nonostante la crisi del 2008, non è stato fatto nulla per sorvegliare e sottoporre al bene comune la finanza. Chi paga? La gente comune. Lo Stato belga agevola le multinazionali (€ 7 miliardi in un decennio), ma i comuni cittadini, parti in causa in un processo, hanno soprattasse (piú spese di giudizio, tasse del 21% sulle spese legali). Se non si è ricchi, non si ha risarcimento di un’ingiustizia. Mentre il numero dei dipendenti pubblici batte tutti i record. Ma niente studio su costi o resoconti.
Il sogno della sicurezza. Il terrorismo, altro nihilismo che mostra la nostra debolezza nell’affermazione dei nostri valori, aggrava il processo: presto si potrà aggirare la giustizia, riducendo ancora la protezione sociale per i poveri, sacrificati al “sogno della sicurezza”.
Salvezza nell’impegno. Sono minacciate le fondamenta della nostra democrazia. Scoraggiamento e disperazione? No. 500 anni fa, nelle sconfitte che, abbattendo gli Stati italiani, hanno imposto l’occupazione straniera per piú di 3 secoli, Machiavelli esortò gli uomini virtuosi a ergersi contro le avversità, a preferire l’azione e il coraggio alla cautela. Piú è tragica la situazione, piú sono richieste l’azione e il rifiuto della «rinuncia» (Il principe, capp. XXV-XXVI). Questo occorre oggi. La determinazione dei cittadini attaccati alla radicalità dei valori democratici è una risorsa che non ha ancora rivelato, in Belgio, il suo potere per cambiare ciò che è posto come inevitabile. Attraverso i social network e la parola scritta, tutti possono essere coinvolti a porre bene comune e giustizia sociale al cuore del dibattito e dell’amministrazione dello Stato e della comunità, specie per servizi pubblici, università, mondo studentesco, magistratura. Il neoliberalismo è fascismo. Va combattuto e l’umanesimo va ristabilito.
Le cose vanno chiamate con il loro nome. Il liberalismo è una dottrina politica ed economica, derivata dall’Illuminismo, volta a imporre allo Stato la distanza [dai cittadini] per il rispetto delle libertà e l’emancipazione democratica. È stato il motore per ascesa e progresso delle democrazie occidentali. Il neoliberalismo è un economicismo che colpisce tutti i settori: una forma di estremismo. Il fascismo è la subordinazione di ogni Stato a un’ideologia totalitaria e nihilista. Il neoliberalismo è un fascismo: l’economia ha soggiogato il governo dei paesi democratici, e il nostro pensiero. Lo Stato è agli ordini di economia e finanza, che lo subordinano e spadroneggiano, mettendo in pericolo il bene comune. L’austerità è valore supremo. Il principio di ortodossia di bilancio è incluso nelle Costituzioni. Il servizio pubblico è una presa in giro. È il rigetto dei valori dell’universalismo: solidarietà, fraternità, integrazione, rispetto di tutti e delle differenze. Nella teoria economica classica il lavoro era elemento della domanda, e c’era rispetto per i lavoratori. Ora è una variabile di compensazione. Ogni totalitarismo stravolge il linguaggio, come in Orwell. Il Neoliberalismo ha la sua Neolingua e le sue strategie per deformare la realtà. Ogni taglio di bilancio è posto come modernizzazione. Se i piú poveri non hanno rimborso per le spese mediche e non vanno dal dentista, è la modernizzazione della previdenza sociale!
Culto della valutazione. Predomina il darwinismo sociale, a tutto e tutti sono assegnati inflessibili criteri di efficienza nelle prestazioni. Sono ribaltate le fondamenta della nostra cultura: ogni premessa umanista è squalificata o demonizzata. La Thatcher nel 1985 disse: «non c’è alternativa». Tutto il resto è utopia, irrazionalità, regressione. C’è una minaccia esistenziale: prestazioni carenti condannano alla scomparsa, e chiunque è accusato di inefficienza e obbligato a giustificare. La fiducia è infranta. Regna la valutazione, e con essa la burocrazia che impone definizione e ricerca di una pletora di obiettivi e indicatori. Creatività e spirito critico sono soffocati.
Giustizia ignorata. L’ideologia neoliberale emette normative contro le leggi del parlamento. Lo Stato di diritto democratico è compromesso. Leggi e procedure hanno iniziato a essere viste come ostacoli in quanto forma di realizzazione della libertà ed emancipazione. Il potere giudiziario, che può opporsi ai gruppi dominanti, è sotto scacco. La magistratura belga è sottofinanziata, ultima nel 2015 nella classifica di tutti gli Stati tra l’Atlantico e gli Urali. In 2 anni il governo le ha tolto l’indipendenza. L’obiettivo è che non ci sia piú giustizia in Belgio.
Una casta al di sopra degli altri. Ma per la classe dominante l’austerità è per gli altri. Nonostante la crisi del 2008, non è stato fatto nulla per sorvegliare e sottoporre al bene comune la finanza. Chi paga? La gente comune. Lo Stato belga agevola le multinazionali (€ 7 miliardi in un decennio), ma i comuni cittadini, parti in causa in un processo, hanno soprattasse (piú spese di giudizio, tasse del 21% sulle spese legali). Se non si è ricchi, non si ha risarcimento di un’ingiustizia. Mentre il numero dei dipendenti pubblici batte tutti i record. Ma niente studio su costi o resoconti.
Il sogno della sicurezza. Il terrorismo, altro nihilismo che mostra la nostra debolezza nell’affermazione dei nostri valori, aggrava il processo: presto si potrà aggirare la giustizia, riducendo ancora la protezione sociale per i poveri, sacrificati al “sogno della sicurezza”.
Salvezza nell’impegno. Sono minacciate le fondamenta della nostra democrazia. Scoraggiamento e disperazione? No. 500 anni fa, nelle sconfitte che, abbattendo gli Stati italiani, hanno imposto l’occupazione straniera per piú di 3 secoli, Machiavelli esortò gli uomini virtuosi a ergersi contro le avversità, a preferire l’azione e il coraggio alla cautela. Piú è tragica la situazione, piú sono richieste l’azione e il rifiuto della «rinuncia» (Il principe, capp. XXV-XXVI). Questo occorre oggi. La determinazione dei cittadini attaccati alla radicalità dei valori democratici è una risorsa che non ha ancora rivelato, in Belgio, il suo potere per cambiare ciò che è posto come inevitabile. Attraverso i social network e la parola scritta, tutti possono essere coinvolti a porre bene comune e giustizia sociale al cuore del dibattito e dell’amministrazione dello Stato e della comunità, specie per servizi pubblici, università, mondo studentesco, magistratura. Il neoliberalismo è fascismo. Va combattuto e l’umanesimo va ristabilito.