Si è tenuto a Newport in Galles il summit dei 28 paesi Nato per «decisioni chiave» sulle sfide «alla sicurezza», per l’«aggressione militare della Russia contro l’Ucraina» e la «crescita dell’estremismo e della conflittualità settaria in Medio Oriente e Nordafrica». Cosí Dinucci («il manifesto», 04.09.2014): vertice «cruciale»; gli Usa, leader della Nato, vogliono mobilitare gli alleati europei su due fronti insieme. Situazione piú critica dei tempi della guerra fredda, quando, con l’«equilibrio del terrore», da ambo le parti si cercava di non tirare troppo la corda. Si rimanda al 1991, al crollo dell’Urss e del suo blocco di alleanze. All’unica superpotenza rimasta, gli Usa, si aprivano prospettive geopolitiche nuove. Dice il Defense Planning Guidance (citato da Dinucci): è di fondamentale importanza preservare la Nato quale canale dell’influenza statunitense negli affari della sicurezza europea. [Perciò occorre] impedire la creazione di dispositivi di sicurezza unicamente europei, che minerebbero la Nato. Ma la Nato (osserva Dinucci) serve anche per la conquista dell’Europa orientale: non solo la Jugoslavia, crollata per la guerra in quell’area; sono inglobati anche i paesi già parte del Patto di Varsavia – 2 ex Jugoslavia e 3 ex Urss -, che da allora dipendono da Washington piú che da Bruxelles. Ma la Russia si è ripresa dalle difficoltà iniziali, aprendo relazioni commerciali con l’Ue, cui fornisce buona parte del gas naturale, e allacciando nuovi rapporti con la Cina e altri paesi asiatici. Durante la temperie elettorale e postelettorale delle ultime elezioni Ue, la Russia siglava con la Cina un accordo per la fornitura di gas per miliardi di dollari, tali da metterla in grado di fare a meno, all’occorrenza, dei clienti Ue. Poi altri accordi commerciali erano stretti con alcuni paesi dell’area asiatica ex sovietica, e vi erano ulteriori incontri, insieme ai paesi del B.r.i.c.s., con pressoché tutta l’America del Sud (fuorché con la Colombia, asservita agli interessi Usa). Risulta addirittura che l’Argentina abbia difficoltà a fornire tutto il quantitativo di derrate alimentari richiesto dalla Russia: il che la dice lunga, sia sull’aiuto all’Argentina in difficoltà per i pagamenti degli esorbitanti interessi chiesti da strozzini statunitensi istigati da un giudice Usa, sia sulla Russia, che non pare isolata nel contesto mondiale né tanto affamata di forniture di alimenti dell’Ue – risulta anzi che in questi ultimi giorni sia stato rispedito al mittente (ahimè, italiano) un carico San Daniele, parmigiano reggiano e quant’altro, per un’enorme cifra di milioni di euro. E giorni fa «La Stampa» informava su ammodernamento ed efficienza delle forze armate russe, fuori dalle condizioni – secondo il giornale non brillanti – dei tempi della guerra in Cecenia. Interessi amerikani a rischio: l’Europa corra in soccorso. La crisi ucraina scoppia, guarda caso, e si aggrava nel contesto degli accordi di cui sopra, stipulati dalla Russia. Dinucci: assunto con un lavoro di anni il controllo di posizioni chiave delle forze armate e addestrat[i] i gruppi neonazisti, la Nato promuove il putsch di Kiev. Costringe […] Mosca […a] difesa dei russi di Ucraina, esponendosi alle sanzioni. Ma è un’arma a doppio taglio. Niente paura: c’è l’America, che risponde alle controsanzioni russe sollecitando una partnership transatlantica commerciale e di investimenti, con il duplice obiettivo di realizzare vantaggi economici e aumentare l’ influenza in Europa. Né vanno persi di vista Nordafrica e Vicino oriente, dato che, come dice il Defense Planning Guidance, il nostro primo obiettivo è impedire che qualsiasi potenza domini una regione le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale. Ma gli accordi russo-cinesi vanificano le sanzioni anti-Russia, aprono nuovi mercati a est e prefigurano un’unione eurasiatica tale da controbilanciare quella Usa-Ue. L’aver demolito la Libia e tentato (senza riuscirci del tutto) lo stesso in Siria, e riprendere la guerra in Iraq, sono parte (dice Dinucci) di un’unica strategia Usa-Nato, con la prassi di sostenere formazioni islamiche per abbattere un regime e scatenare poi la guerra contro queste fazioni. E – prescindendo dal rischio di un confronto nucleare – si è aperta la corsa agli armamenti. Il vertice del Galles: i paesi Nato spendano la giusta quantità di denaro per dotarsi di forze a spiegamento rapido, migliore addestramento e armamenti moderni. Piú spese militari: già ora l’Italia spende 56 milioni di euro al giorno (dati Nato), piú spese per «missioni militari» estere e fondi extra budget, sui 70 milioni al giorno (fonte Sipri). Di che sproloquia Renzi? Proprio lui che non arretrerebbe di fronte a nulla per ingraziarsi gli amerikani!
CB